…in viaggio…

…tra Torino e Milano…. mi è sempre piaciuto viaggiare in treno, è uno dei mezzi più affascinanti (a mio parere) e più vituperati…. ma se ti piace leggere o scrivere il treno è quello che fa per te…

Ultimamente scrivo sempre meno sul blog, causa tanto lavoro e un pendolarismo sentimentale che mi lascia sempre meno tempo… anche se, paradossalmente, meno scrivo più ho voglia di scrivere… ed oggi posso approfittare di un regionale -udite udite- dotato di presa elettrica e tavolino comodo per poggiare il mio portatile da 19 pollici…

di cosa vorrei parlare? tante, troppe cose… ma sono, ahimé, costretto a scegliere un argomento…

La dilagante presenza del nostro amato sultano su qualsiasi media mi costringe ancora una volta a cercare di bilanciare -almeno nella mia testa- questa realtà italiana che si trova ormai ben oltre ogni fantasia orwelliana… la condanna di Mills, Noemi, il viagra, Topolanek e topolone(k), il sequestro e la querela per le foto “assolutamente pubblicabili” (sono parole del sultano), le elezioni europee nelle quali l’imperatore rischia di diventare il partito maggioritario all’interno del PPE, i cortigiani che urlano e strepitano, gli aerei di stato utilizzati come taxi per la corte di giullari (a nostre spese)…. il flusso di informazione sovraccaricato all’inverosimile per nascondere e sparigliare tutto, usando la classica tecnica del “polverone”, le televisioni che ormai non si vergognano più di ciò che sono diventate (vedi il comitato elettorale denunciato dal chiagne e fotte Mentana), e un orizzonte che si restringe sempre di più…

comincio ad essere veramente pessimista riguardo al futuro… e stavolta il sultano non centra… o meglio, non direttamente… sono disgustato dalla gara a chi è più servo, dalla gara a chi la spara più grossa, sono schifato da quella parte di Italia che ancora oggi “giustifica e perdona tutta la vita mascalzona” di un omino che, fosse nato in una nazione veramente democratica e rispettosa dei principi basilari di convivenza fra gli uomini, sarebbe stato sbattuto in galera parecchi anni fà… ed invece stiamo qui ancora a discutere del pisello del sultano, delle sue feste a base di Viagra ( a proposito, non mi stupirei di scoprire che oltre al viagra c’è qualche altra polverina magica di mezzo), dei primi ministri stranieri coi loro piselli in tiro al bordo piscina della villa del sultano, e della probabilità che a certe feste ci fossero delle “vergini” pronte ad offrirsi al “drago”….

e la cosa che mi fà più schifo, è che una discreta fetta di cittadini italiani non solo non disapprova, ma applaude… senza rendersi conto che, oltre alla figura di merda che facciamo all’estero (i soliti italiani..), questi argomenti gli permettono di distogliere l’attenzione da questioni molto più serie, come quelle che ha provato a ricordare Draghi, e cioè il dramma di una quantità imprecisata di lavoratori (le stime sono molto difficili) che hanno perso il lavoro e che non hanno ammortizzatori sociali come negli altri paesi… e noi ce ne fottiamo perché il sultano -e tutti gli accoliti al seguito- hanno detto che la crisi è finita…. maghi del marketing e della rassicurazione, sicuramente, ma veramente pessimi come politici… la crisi non è ancora finita, o meglio, non abbiamo ancora visto le ripercussioni sull’economia reale, ed io credo che saranno ben più devastanti di quello che abbiamo già visto, e tutto questo solo e soltanto perché abbiamo al potere una classe politica di una incompetenza davvero abissale… mentre all’estero i governi cercano di approfittare di questa crisi per correggere le storture di un mercato che, nella versione ultraliberista alla Friedman, ha fallito completamente e su tutti i fronti, in Italia stiamo a guardare e a dirci che la crisi non c’è più, che possiamo andare avanti tranquillamente, che in Italia stiamo tutti bene perché abbiamo tutti il cellulare e ci sono tante automobili in giro…  invece di parlare, per esempio, di come potremmo migliorare l’efficienza energetica di questa nazione (che ha dei livelli da terzo mondo) creando un sacco di nuovi posti di lavoro, parliamo delle scorribande del premier e delle troie di regime…. invece di chiedere alla Fiat cosa ha intenzione di fare rispettto agli stabilimenti italiani, preferiamo parlare dello shopping (improbabile secondo i migliori economisti) che Marchionne sta cercando di fare all’estero…. invece di parlare di un paracadute sociale per tutti i precari che hanno perso il posto di lavoro e che sono sempre più gli “schiavi moderni” di questo falso capitalismo degli sfruttatori, parliamo dell’uccello del sultano…

cari amici, non so’ cosa ci aspetta, ma sono convinto che lo scopriremo ben presto…

e speriamo non sia un finale stile “Garage Olimpo”….

Benedetta Sicilia…

Parlando di censure e di informazione omessa, mi preme riportare la sintesi di un articolo apparso ieri (l’altro ieri per chi legge ) sul Financial Times a firma di un giornalista inglese, che non ha neanche il benemerito cognome di origine italiana che giustifica il suo ficcanasare così a fondo in faccende nostrane.
Guy Dinmore ci spiega un po’ di cose sull’eolico in Italia, e come – insieme all’energia solare- questo settore stia attirando le attenzioni della mafia, nella sua veste col colletto bianco.
Il motivo di tanto interesse starebbe nei finanziamenti concessi dal governo italiano e dall’Unione Europea per la costruzione di parchi eolici, nonché tariffe per l’elettricità da questi prodotta tra le più alte al mondo.

Energia verde intrappolata in una rete di affari illeciti

Come sentinelle giganti, decine di turbine eoliche si ergono lungo la catena montuosa nelle vicinanze della roccaforte del famigerato clan mafioso di Corleone, in Sicilia. Ma nonostante il forte vento che fa ondeggiare gli ulivi e gli alberi di fico, le imponenti pale delle turbine rimangono immobili da oltre un anno ormai.
Più a ovest, vicino il porto di Trapani e l’antica collina di Salemi, altri due parchi eolici sono analogamente congelati.

Chi ha approvato, costruito e venduto questi progetti sull’ energia rinnovabile – sviluppati sulla base di sovvenzioni pubbliche – è ora sotto l’ inchiesta di un pool di magistrati anti-mafia, che sta cercando di seguire le fila del tentativo della criminalità organizzata di entrare nell’ambito di attività economiche regolari.
Come ha dichiarato un funzionario: “La Sicilia ha la benedizione del sole e del vento, ma è anche maledetta dalla mafia”.

Le multinazionali stanno iniziando a scoprire qualcosa che è ben noto agli investitori italiani: nascosto sotto il più generoso sistema europeo di incentivi – costituito da “crediti verdi” i responsabili dell’inquinamento industriale devono acquistare – esiste una rete di corruzione e loschi affari.

Rossana Interlandi, recentemente nominata capo del dipartimento ambiente in Sicilia, spiega che i responsabili dei progetti – che chiama “speculatori” – sono stati attratti dal fascino di una legge che obbliga l’operatore di rete nazionale a pagare i proprietari delle centrali eoliche anche quando queste non producano di energia elettrica.
I funzionari ammettono che alcuni parchi eolici non stanno fornendo energia elettrica perché alcuni operatori sono in attesa di essere connessi alla rete e di un potenziamento del collegamento via cavo che collega la Sicilia alla terraferma.
Nonostante una profusione di progetti in tutta l’Italia meridionale, il paese si trova agli ultimi posti della classifica in termini di produzione di energia eolica.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Eolica spiega che in Italia la rete eolica esistente ha generato solo 1,2% di energia elettrica nel 2007, rispetto a quasi il 20% in Danimarca e il 9,8% in Spagna.
Alcuni parchi eolici in Sicilia sono stati costruiti male, come uno nell’area di Corleone che, secondo quanto afferma un industriale, starebbe cedendo.
La Dottoressa Interlandi definisce il numero di parchi eolici in Sicilia: sarebbero 30 (anche se gli industriali affermano che la cifra è più alta) che producono un totale di 600 megawatt. Altre 60 centrali hanno ricevuto l’autorizzazione per ulteriori 1.800 MW, mentre è stata richiesta l’approvazione per altri 226 progetti, che lei dice non sarà concessa.
“Basta!” esclama lei, “troppi speculatori hanno fatto soldi sulle spalle del governo.” Vi è anche un crescente movimento di cittadini e sindaci locali che si oppongono a ciò che vedono come una deturpazione del magnifico paesaggio siciliano.
In realtà, il congelamento dei nuovi progetti è stato messo in atto sotto la precedente amministrazione di Salvatore Cuffaro, l’ex governatore della regione che si è fatto da parte un anno fa per prendere parte alle elezioni per diventare senatore in parlamento.
Solo due mesi prima l’onorevole Cuffaro era stato condannato dal tribunale di Palermo per aver aiutato la mafia in un caso riguardante il settore della sanità pubblica. In seguito a questa condanna gli sono stati dati cinque anni di carcere. Mr Cuffaro, ora senatore, ha presentato appello e il suo caso sarà rivisto questo mese.
L’impatto immediato del congelamento è stato quello di aumentare notevolmente il valore dei progetti già approvati.
Alla domanda di chi sia riuscito ad ottenere i tanto richiesti permessi la Dottoressa Interlandi ha indicato Vito Nicastri, imprenditore siciliano altrimenti conosciuto come “il signore dei venti” nei media locali, come colui che sembra aver avuto il maggior successo.
Il Financial Times ha trovato il Signor Nicastri a lavoro presso la sede della sua Eoli Costruzioni accanto al cimitero nelle vicinanze di Alcamo, una pittoresca città di collina fondata dai conquistatori arabi nel 9 ° secolo.
Prendendo un caffè il Signor Nicastri conferma di aver sviluppato la “maggioranza” dei parchi eolici in Sicilia, curando l’organizzazione del territorio, dei finanziamenti e di permessi ufficiali. Egli ha poi venduto i progetti per la costruzione a IVPC, società guidata da Oreste Vigorito, che è anche presidente dell’Associazione Eolica in Italia.
Signor Nicastri dice anche di aver lavorato su progetti di centrali eoliche che risultano in costruzione per la britannica International Power (IP); Falck Renewables, la filiale di Londra del Gruppo Falck con sede a Milano; IVPC e Veronagest, un’altra azienda italiana.

“Io non sono una prostituta per tutti. Ci sono altre prostitute per gli altri “dice Nicastri ridendo e citando altre multinazionali dell’eolico attive in Sicilia.
Il Signor Nicastri è inoltre citato, ma non accusato, in un documento giudiziario di 530-pagine visionato da FT che ha portato nel mese di febbraio all’ arresto di otto persone – funzionari locali, uomini d’affari e un presunto boss mafioso, tutti accusati di corruzione in un progetto di parco eolico. Gli investigatori che hanno tenuto sotto controllo il telefono di un funzionario locale hanno intercettato chiamate al Signor Nicastri.

Il Signor Nicastri è a conoscenza dell’inchiesta e della possibilità che possa essere di nuovo indagato, ma nega qualsiasi irregolarità.
“Pensate che possano arrestare un uomo pulito? Beh, io sono seduto a parlare con voi ora “ spiega “siamo un’azienda sana, con 100 dipendenti”aggiunge.
Per il Signor Nicastri e altri imprenditori siciliani l’ energia eolica è ormai fuori moda dal momento che il mercato è praticamente saturo. Il futuro, dicono, è il solare. Il Signor Nicastri ha già fatto domanda per l’ autorizzazione di nove grandi impianti di energia solare.
Tuttavia il governo regionale, sotto il controllo di Raffaele Lombardo, sta ora promuovendo un numero di micro-progetti che coinvolgono 5 milioni di persone in Sicilia, in modo che le singole famiglie e le imprese siano in grado di generare la propria energia eolica e solare. Parte della logica della strategia è di ridurre al minimo il coinvolgimento della mafia.”

Diario del saccheggio…

…è un documentario che spiega bene cosa è successo in Argentina e perché una nazione sia stata messa in ginocchio da politiche sbagliate che l’hanno portata alla bancarotta ed al sequestro di tutti i conti corrente dei cittadini di quella nazione… agghiaccianti le analogie con l’Italia… da non perdere…

Internescional #5

Lettera aperta del Ministro dell’energia inglese Milliband

Sappiamo di dover agire sui cambiamenti climatici, ma come? Con il chiarirsi delle informazioni scientifiche, mentre assistiamo agli effetti dei cambiamenti non nel futuro, ma proprio qui e ora, con le emissioni mondiali in continua crescita, i paesi del mondo sono alla ricerca di nuove strategie. Ognuno di noi può imparare dagli altri.

Nel Regno Unito ci siamo impegnati a costruire di un futuro a basso tenore di carbonio. Una legge sui Cambiamenti Climatici, la prima nel suo genere, significa che le emissioni di gas serra devono essere ridotte per legge dell’80% entro la metà di questo secolo.

L’impegno riconosce la necessità immediata di un’azione per affrontare un cambiamento di questa portata. Quindi, avviandoci verso il 2050, ci saranno “budget del carbonio” per ogni quinquennio che, come la scadenza del 2050, saranno vincolanti per legge.

C’è chi ha già obiettato che, in tempi duri per l’economia, dovremmo fare marcia indietro sui nostri obiettivi in fatto di cambiamenti climatici. In realtà, pur se sono naturalmente possibili dei compromessi, esistono anche soluzioni comuni ad entrambi i problemi: misure di risparmio energetico per le famiglie che riducono consumi ed emissioni, nonché investimenti in nuove industrie ambientali che migliorano la sicurezza energetica mentre riducono la nostra dipendenza dai combustibili inquinanti.

D’altra parte, un ritardo in questa direzione non farebbe che rendere più costoso intervenire e, nel lungo periodo, sappiamo che i costi dell’inazione sui cambiamenti climatici superano i costi dell’azione.


Dato che continueranno sempre a gravare pressioni urgenti sui politici del momento, nella legge adottata nel Regno Unito è stato inserito lo specifico impegno a farsi guidare dalle situazioni reali. Una Commissione indipendente sui cambiamenti Climatici ci ha consigliato l’obiettivo dell’80% in base agli ultimi dati scientifici, ai rapporti ONU ed alle consultazioni con esperti nazionali. Continuerà ad offrire la propria consulenza su ciascun budget del carbonio negli anni che ci dividono dal 2050, e farà ciò pubblicamente, in modo che i futuri governi saranno tenuti a spiegare le ragioni di un’eventuale mancata applicazione delle raccomandazioni.

Siamo orgogliosi della nostra legge sui Cambiamenti Climatici. Stiamo esaminando in che modo il Regno Unito possa fare la sua parte “in casa”. Siamo inoltre pienamente coinvolti nel più ampio ed ambizioso sforzo europeo. Diamo il nostro deciso sostegno all’obiettivo della Presidenza francese di concludere un accordo definitivo sul pacchetto Clima ed Energia del 2020 nel mese di dicembre. Attuando gli impegni politici assunti dagli Stati Membri nel 2007, l’Europa deve dimostrare una forte leadership mentre i negoziati internazionali sul clima entrano in una fase cruciale.

Sappiamo però che i governi da soli non sono in grado di operare questo cambiamento. Per le aziende, la riduzione delle emissioni di carbonio deve diventare una parte necessaria della propria attività. Riferire sul proprio impatto legato al carbonio è un inizio e, per le grandi società, prevediamo di renderlo obbligatorio dal 2012 con sollecitazioni continue a migliorare progressivamente la propria performance energetica e ambientale. Per le collettività, i gruppi confessionali ed i gruppi ambientalisti, rimane necessario premere in direzione del cambiamento.

Sappiamo inoltre che, anche se la determinazione nei confronti del cambiamento deve nascere a livello nazionale, essa non si può esaurire in tale ambito: abbiamo bisogno di un accordo mondiale.

Il mondo si riunisce il prossimo mese in Polonia e il prossimo anno in Danimarca. Il cammino di avvicinamento a Copenhagen passa per il mandato italiano di presidenza del G8, per cui nel prossimo futuro sarà particolarmente importante il ruolo dell’Italia sul dossier clima.

Con paesi che condividono idee ed ispirazioni, con governi e collettività che si stimolano a vicenda, sono convinto che potremo arrivare ad un accordo nel 2009 e che potremo porre le basi necessarie per creare un mondo a basso tenore di carbonio.

Altro che Obama… mi accontenterei già di uno così… 😉

Quello che non sapevo dell’ Islam

C’è chi, a conclusione delle innumerevoli analisi che stanno tentando di dare un senso a questa crisi economica – a parer mio – intelligentemente, chiosa che c’è una buona lezione dietro ogni periodo buio, si tratta solo di saperla cogliere.
Questo è un periodo certamente buio che va affrontato e superato con un’ insolita combinazione di realismo e ottimismo, sforzandosi di cercare segnali anche dove non vorrebbero farci leggere.
Qui ci vuole creatività signori! Ma non nel trovare nuove formule o algoritmi per aumentare la fortuna dei pochi sperando in un effetto a cascata (non mi andate a cercare l’ennesima potenza finanziaria per chiamarla DERIVATO al quadrato o al cubo!). Qui ci vuole una buona idea per ridistribuire un po’ di benessere senza far parlare la stessa lingua a tutto il mondo.

Nel Regno Unito una serie di articoli cattura la mia attenzione perché, a ben leggere, una piccola risposta ci viene suggerita, ed è il dialogo sulla possibilità di introdurre alcuni principi della Sharya nella legislazione inglese. Praticamente si vorrebbe dare la possibilità ai cittadini Islamici di poter seguire le proprie regole dettate dalla Sharya – soprattutto in ambito di condotta personale e matrimonio – laddove queste regole non siano in conflitto con il codice inglese. A me sembra un’ottima apertura che permetterebbe una convivenza tra diverse culture più positiva e ricca.

Leggo anche che la stessa idea già dal 2002 è alla base della creazione di prodotti e servizi finanziari che rispondano ai principi della Sharya.
Mi sono documentata su questi principi e ho avuto una personalissima ed intensa piccola epifania. Io possiedo una certa idea dell’Islam, vaga e dozzinale come tutti gli occidentali che si preoccupano poco di capire i fatti religiosi, tanto più quelli che riguardano altre culture. Non ho mai letto la Bibbia e troverei assolutamente non paritario dedicare tempo al Corano… Ma poi gli islamici non sono quelli che mettono il burqa alle povere donnine, si schiantano contro edifici pubblici con gli aeroplani e si fanno esplodere per festeggiare con 72 vergini in Paradiso (senza che nessuno gli dica che dovranno restare vergini)?

Beh, non l’ho letto ancora il Corano, ma dopo questa breve ricerca non escludo che lo farò.

Il principio base del sistema bancario islamico è la proibizione del Riba ( Usura o Prestito ad interesse). L’Islam non solo proibisce il Riba ma impedisce anche di investire denaro in alcol, carne di maiale, pornografia e qualsiasi altra cosa che la Sharya definisce Haram (illegale). Di seguito alcuni dei principi base che sostengono lo sviluppo dell’ordine economico islamico:

  1. Sebbene si lasci all’individuo il diritto di perseguire il benessere economico si fa una netta distinzione tra ciò che è legale (Halal) e ciò che non lo è (Haram) nel perseguimento di tale attività economica. In poche parole l’Islam proibisce tutto quelle forme di attività economiche che sono immorali o socialmente offensive;
  2. Mentre si permette agli individui di possedere una ricchezza legalmente acquisita, l’Islam rende obbligatorio spendere questa ricchezza con giudizio e non di accumularla, tenerla immobilizzata o sperperarla;
  3. Seppur si permette all’individuo di tenere un surplus di ricchezza per sé, l’Islam cerca di ridurre i gap di ricchezza nell’intera comunità partecipando al processo nominato Zakat;
  4. Pur lasciando la natura umana esprimersi, sempre non lucrando dai suo eccessi negativi, l’Islam si impegna ad evitare l’accumularsi della ricchezza nelle mani di pochi a detrimento della società, le sue leggi e del suo patrimonio;
  5. Visto nella sua interezza il sistema economico islamico punta alla giustizia sociale senza inibire l’attività individuale se non fino al punto in cui diventa offensiva per la comunità ma anche auto-distruttiva

[Tratto dal sito web dell’ Institute of Islamic Banking and Insurance]

Questo non vuole essere un semplicistico stralcio da letture di propaganda, né un inno o un voler schierarsi dalla parte dell’Islam. Questo a parer mio si chiama FUTURO, o anche una delle ULTIME POSSIBILITÀ.

13 variazioni su un tema barocco…

… ballata ai petrolieri in Val di Noto.

Vi piace Vendicari vero? È veramente un posto meraviglioso, come tutta la Val di Noto. Se ancora oggi questi posti sono intatti lo dobbiamo a tanti nostri conterronei che si sono battuti -e ancora si battono- contro gli interessi di pochi (petrolieri e politici, quelli che adesso sembrano litigare:-)) per salvare questo angolo di paradiso, sviluppando il territorio in maniera diversa, puntando veramente sul turismo. Non come fanno certi politici nostrani, che prima finanziano la ristrutturazione delle masserie col 75% a fondo perduto (scelta giusta se si vuole sviluppare il turismo), e poi danno l’autorizzazione a quattro petrolieri texani di sforacchiare un po’ dove gli pare, col rischio che se disgraziatamente si trovasse il petrolio, tutto il territorio verrebbe industrializzato, buttando nel cesso tutti i soldi già spesi per incrementare il turismo. Schizofrenia? No, è il solito pippo (leggi conflitto di interessi) che entra in gioco non appena i politici fiutano i piccioli… è sempre la solita vecchia storia…

Vi invito comunque a guardare l’intero documentario. È veramente una piccola perla che contiene spaccati di vita quotidiana, bellezze naturali, l’intelligenza e la passione dei tanti che con semplicità si battono per salvare questo patrimonio mondiale. Clicca qui per vederlo con Windows Media Player.

Oppure clicca qui per vederlo con Real Player.

E la prossima volta che andate da quelle parti, cercate di dimostrare un po’ di solidarietà a questa gente. Anche un semplice complimento alla bellezza dei luoghi, può essere una spinta poderosa, un incoraggiamento a difendere quel territorio dalla vecchia logica del petrolio con le armi della logica del turismo, l’unica logica possibile per dare un futuro alla Sicilia.

Ringraziamenti e link:

www.malastradafilm.com

www.arcoiristv.it

www.notriv.it

Carbonara e crisi sub-prime: cosa succede ad intercettare

Come a scuotere la nostra coscienza di cittadini “nolentemente volenti” del terzo premierato di Berlusconi, arriva la notizia di un ritocco alla regolamentazione svedese in ambito di intercettazioni, che fa parlare di legge “Grande Fratello”.

È proprio così, prima ancora che ci lasciassimo cadere nella tentazione del “quasi quasi ci credo”, convincendoci che tutto sommato volemmo fortissimamente volemmo questa legge salva-privacy, siamo turbati da una voce contraria al “cosi’ fan tutti” generico e generalista che potrebbe metterci in pace con la coscienza una volta di piu’.

In Svezia, sì, proprio uno di quei paesi che a noi Italiani piace tanto etichettare con “loro si che sanno cos’è la democrazia”..dunque, proprio in quella Svezia lì da Gennaio 2009 potranno essere sottoposte a controllo e presentate ai giudici anche email, conversazioni e messaggi su telefoni privati e comunicazioni via fax.

Lo scorso 19 Giugno è infatti diventato legge il decreto che permette alla FRA, agenzia che sino ad oggi controllava solo le conversazioni militari, di sorvegliare senza limiti di frontiere il traffico internet privato nonche’ le conversazioni telefoniche allorche’ si ravveda una generica “minaccia esterna”.

Una buona parte del paese urla all’ORRORE, forse timorosa di essere colta in flagrante da qualche intercettatore perditempo mentre svela la ricetta segreta dello spaghetto alla carbonara – con o senza latte -alla nuora ( finalita’ che onestamente trovo abbastanza remota visto che il costo del solo adeguamento della strumentazione ai nuovi target sara’ di circa 100 milioni di euro).

Io cerco di documentarmi per vedere se è solo un caso e che noi non siamo, come direbbe qualcuno, ancora una volta in “leggera controtendenza”.

Scopro che in Gran Bretagna il ministero degli Interni sta considerando di sviluppare un sistema di sorveglianza specializzato per registrare in real-time ogni tipo di attività elettronica intrapresa dai cittadini.

Il piano, che quasi sicuramente passerà in Parlamento – sì, anche questo uno di quei paesi che “certo, li è la patria del liberalismo…” – prevede un esborso economico altissimo per permettere la creazione di un cervellone centrale che possa salvare e rendere utilizzabili dati provenienti da intercettazioni telefoniche e internet, nonché dal browsing e dal traffico di comunicazione di ogni singolo individuo.

Mi guardo ancora in giro e mi dico che la fuga del supposto messaggio inviato a Cecilià la notte prima delle nozze dovrà pur aver indispettito Sarkozy contro le procedure ficcanaso, e invece anche lì scopro che dal Maggio 2007 è stata lanciata in Francia una nuova piattaforma per l’intercettazione di tutti i dati contenuti in messaggi testuali, conversazioni al telefonino e via email e i movimenti via internet. I servizi di sicurezza sono da circa un anno in grado di sapere chi ha contattato chi, quando, dove e, con un semplice click, possono ottenere dagli operatori telefonici la lista di chiamate di qualsiasi utente insieme ai suoi dati personali ed altre informazioni su dettagli bancari.

Ebbene, vogliatemi riconoscere che un leggero “anticonformismo” il nostro disinteressato governo lo denota…

Penso a quello che succederebbe non solo nel nostro paese, ma in tutto il mondo se tutti seguissero la nostra controtendenza. Lo sapete vero che due signori di Bear Stearns – banca d’investimento statunitense, vittima illustre del credit crunch poi rilevata da JP Morgan con il sostegno della US Federal Reserve – sono stati accusati di frode a danno di clienti ai quali hanno venduto deals del tutto “bacati”?

La frode sta nel fatto che Tannin e Cioffi erano da mesi consapevoli del cattivo investimento che andavano a proporre, e si divertivano a commentarlo allegramente nelle telefonate ai colleghi. La US Federal Reserve li ha beccati proprio grazie alle intercettazioni.

Questo a dimostrazione che certi controlli potrebbero salvarci in futuro da fregature mondiali come quella dei mutui sub-prime…

E sinceramente chi se ne importa se tutto il mondo cucinerà la carbonara allo stesso modo, un prezzo si dovrà pur pagare.

Dasvidania tovarish Augusta!!!

Diamo un caloroso benvenuto ai nostri grandi fratelli russi !!! Sta per essere annunciato al mondo economico -in maniera ufficiale- la nuova partnership della ERG con quei comunisti della Lukoil, che conferma definitivamente i si dice che serpeggiavano tra i dipendenti della benemerita raffineria.

Cosa prevede questo accordo?

In parole povere si creerà una newco (che vuol dire una nuova società) alla quale verrà conferita la proprietà della raffineria di Priolo. In questa nuova società i russi avranno il 49%, in cambio di un miliardo e trecentocinquanta milioni di euro (un affare niente male per i Garrone). Inoltre l’ accordo prevede anche la possibilità per i russi di salire al 100% della nuova società. E quindi di diventare i nuovi padroni. E di ottenere finalmente l’ agognato sbocco nel mediterraneo. Fianco a fianco dei fratelli americani, che tra pontile NATO e rigassificatore ERG/SHELL, sono i vicini più prossimi della nuova raffineria sovietica. Chissà se l’amico Putin gradisce…

State sintonizzati, vi terremo aggiornati….

Il gas… ci guadagneremo?

Uno degli argomenti più diffusi fra i sostenitori della   costruzione di nuovi rigassificatori in Italia, è che questo ci permetterà di avere energia ad un costo contenuto, consentendoci un “passaggio dolce” dalla fine del petrolio all’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili.

Ecco, detta nel modo più semplice, questa è una balla colossale. Non mi credete? Ok, facciamo due riflessioni veloci veloci. Comincio col far notare (a chi non lo sapesse) che ciò che determina il prezzo di un bene è la sua “scarcity”, ovverosia la rarità del bene. Vi faccio un esempio: l’oro costa tanto perchè ce n’è poco. Bene. Un’altro fattore che concorre a determinare il prezzo è la richiesta attuale e prevista per quel bene (la domanda, in termini di mercato) . Nel caso del gas, come per il petrolio, l’incontro tra la curva di disponibilità e le previsioni della domanda determinano il prezzo. Cosa succederà allora al prezzo del gas a breve, medio e lungo periodo? Semplice. Tutte le nazioni industrializzate si stanno attrezzando e stanno potenziando le infrastrutture legate al gas (rigassificatori e reti di distribuzione), perché è ormai chiaro che il petrolio sta per finire e che gli ultimi posti dove questa risorsa è disponibile sono posti “caldi”, come l’Iraq o il Venezuela (giusto per citarne due). Quindi ci siamo lanciati tutti… il gas è il futuro! Balle. Perché non appena cominceremo a chiederne di più, tutti assieme, il prezzo salirà. Non mi credete ancora, vero? Andate allora a leggere un articolo pubblicato sul NY Times, dove parlano della situazione attuale delle infrastrutture americane, che funzionano al 10% della loro capacità, e dell’andamento futuro del prezzo del gas. Sostanzialmente gli americani si stanno mangiando le mani perché non hanno comprato abbastanza gas dall’estero (via rigassificatori), gas che attualmente costa più di quello prodotto internamente ma che, secondo gli esperti, potrebbe salire alle stelle per via dei due fattori che vi dicevo prima. In tutto il mondo la richiesta aumenta, mentre in alcune nazioni produttrici ci sono problemi e ritardi nella costruzione di nuovi impianti per liquefare il gas.

Tutto questo per dir cosa? Che quando vi dicono che i rigassificatori (insieme alle centrali nucleari di cui parleremo a breve) ci servono per calmierare il prezzo dell’energia, che avremo la corrente elettrica finalmente a prezzi onesti, che il gas ci farà risparmiare, potrete dirgli che non è vero. Rischiamo di spendere un sacco di soldi in infrastrutture, per poi comprare gas ad un prezzo comunque elevato e magari trovarci sovradimensionati rispetto alla effettiva disponibilità di gas sul mercato. Sarebbe invece più intelligente, a mio avviso, risparmiare questi soldi ed investirli in energie rinnovabili che sono il VERO UNICO FUTURO possibile, invece di perdere tempo prezioso ed investire in infrastrutture che alla fine ingrasseranno i portafogli dei soliti noti.

(foto: NY Times)