ancora su Genchi….

… sperando di essere utile ad una migliore conoscenza di questa persona…

Giovanni…

Il vigliacco muore più volte al giorno, l’uomo coraggioso muore una volta sola…
Dedicato ad Antonio, Rocco, Vito, Francesca e Giovanni…

23 Maggio 1997
Sono passati cinque anni, da quel giorno… ho addosso una tuta mimetica, un giubbino antiproiettile, un fucile, un binocolo, una radio… sono da solo, su un ponte pedonale sopra l’autostrada Palermo-Punta Raisi, a poche centinaia di metri dal guardrail insanguinato… da quel luogo dove cinque anni fà, qualcuno mise mezza tonnellata di tritolo, per uccidere lo STATO… devo osservare, scrutare, avvisare se vedo qualcosa di sospetto… un sole implacabile mi tormenta, rivoli di sudore sul viso e sulla schiena… mi guardo intorno… dalla radio ci comunicano che una “personalità” è arrivata all’ aeroporto… arriva la camionetta con il tenente, un giovane calabrese, un anno più piccolo di me… sale sul ponte, e mi dice che la personalità in questione è Andreotti…. e che devo essere molto vigile, mi dice con la faccia più seria che ha… non ce la faccio più… scoppio a ridergli in faccia, mentre le lacrime esplodono, incontenibili, irrefrenabili… gli dico, piangendo, che non deve preoccuparsi, che non c’è nessun pericolo… lui non capisce, mi guarda con degli occhi tenerissimi, che chiedono di capire… ed io non posso evitarlo… lo zio Giulio, qui, non lo tocca nessuno, gli dico sorridendo e continuando a piangere… e se lo toccano, sappi che sarà solo un regolamento di conti interno…
La sua faccia diventa di pietra… non sà cosa dire, sembra scandalizzato… mi chiede se sto bene… si, si tenente, non si preoccupi… sto bene… è questa terra che non sta bene… vada vada, sto bene, non mi servono gallette, né acqua… ritorna sulla jeep, mi guarda negli occhi… forse ha capito…
Torno a guardarmi intorno, a fare quello che mi era stato chiesto di fare… ma non posso smettere di pensare che lo stato, oggi, mi chiede di proteggere i carnefici, nel giorno in cui si celebra il ricordo delle vittime…
(Carmelo Amenta, 24/05/1997)

Scrissi questa cosa, nel buio della mia stanza, in caserma, dopo una giornata passata sul ponte… rileggerla oggi, mi fà ancora più rabbia…

… ma nel cuore
nessuna croce manca
è il mio cuore
il paese più straziato

Carmelo

P.S.: leggete anche l’ articolo di Riccardo Orioles su ‘U CUNTU