Sentenza tripla… con carpiato rovesciato…

… ovvero come cavarsela sempre d’impiccio anche davanti alle cose più turpi dimostrate sul suo conto…

Finalmente è arrivata la sentenza sul processo Berlusconi-Mills (chissà perché sui media ce l’hanno venduto come “processo Mills”?)… e ancora una volta il nostro (sic) presidente del consiglio si rivela per quello che è… un venditore di aspirapolveri con l’aspirapolvere rotto (mitico Luttazzi)… con una spiccata predilezione per la corruzione di qualsiasi natura…. ha comprato giudici (lodo mondadori, è stato dimostrato che da conti Fininvest partirono le mazzette transitate sui conti di Previti e arrivate ai giudici per farsi dare la Mondadori)…. ha comprato politici (craxi, tangente All-Iberian) in cambio di leggi… ha corrotto la Guardia di Finanza (tangenti pagate da Fininvest che lui non sapeva venissero pagate :-D…  eccezionale veramente)… ha anche versato regalie alla mafia (vedi alla voce pizzo) affinché lasciassero in pace la Standa in Sicilia…

e tutto questo (a parte l’ultima voce) riceve una ulteriore conferma dall’ultima sentenza che- in ordine cronologico- lo riguarda.

… vediamo come…

Dice la sentenza: «Emerge con chiarezza che le deposizioni di Mills nei procedimenti n. 1612/96 e 3510+3511/96 erano state quanto meno reticenti».

A cosa corrispondono questi procedimenti? Il 1612 è quello riguardante la Guardia di Finanza, mentre gli altri due riguardano la All-Iberian. Vediamo un po’ cosa vuol dire in soldoni…

Nel primo caso è stata accertata la corruzione ma nei tre gradi di giudizio non si sono raccolte sufficienti prove del legame fra Berlusconi ed i suoi manager corrotti, quindi Fininvest ha corrotto ma “forse” il capo non ne era a conoscenza (rimarrebbe forse anche da spiegare come mai Massimo Maria Berruti, poco tempo dopo le ispezioni in Edilnord da lui capitanate in qualità di ufficiale della G.d.F., passa armi e bagagli al servizio dell’ispezionato). Le prove non sono state sufficienti anche perché mister B. ha pagato David Mills per dire il falso o per tacere il vero.

Nel secondo caso, i fatti relativi all’illecito finanziamento a Bettino Craxi da parte di Fininvest tramite All Iberian sono definitivamente provati, visto che la sentenza di primo grado, di condanna dei vertici della società e fra essi di Silvio Berlusconi, non è stata riformata nel merito, ma per intervenuta prescrizione. La All Iberian era stata costituita dal gruppo Fininvest ed utilizzata quale tesoreria delle altre offshore inglesi costituite per conto del medesimo Gruppo e dallo stesso finanziate tramite Principal Finance. In questo procedimento, il ruolo di Mills è stato -lo dice la sentenza- quello di eludere le domande  sulla vera proprietà delle società offshore (tra le quali All Iberian, Universal One e Century One).

Riassumendo… la tangente miliardaria All Iberian a Craxi è stata pagata. Ma Mills (il costruttore dell’architettura societaria offshore della Fininvest),  ha coperto Berlusconi non dicendo che quelle società, da cui la tangente è partita, erano parte integrante della Fininvest di mister B.

Quindi possiamo tranquillamente affermare che questa sentenza vale il triplo… ha corrotto un testimone (Mills), che gli ha permesso di farla franca in altri due procedimenti (“Guardia di F.” e “All Iberian”), per un totale di tre reati… complimenti, HAI VINTO UN ORSACCHIOTTO!!! Venghino siore e siori, chi sa fare di meglio?

P.S.: Sua Maestà, stia pure tranquillo, fra i sudditi non c’è nessuno stupore… semmai ammirazione… e poi c’è il lodo alfano (dal nome del cameriere) a proteggerla…

perché non vogliamo il rigassificatore…

il seguente comunicato è tratto da Avvenimenti Iblei.

Richiesta la verifica di adempimento delle disposizioni di diritto comunitario relativamente al progetto di costruzione del rigassificatore Erg-Shell di Melilli.

SIRACUSA – I comitati “No Rigassificatore” di Priolo e Melilli, e le Associazioni “AugustAmbiente” di Augusta, “Vivere di Rosolini” e “Decontaminazione Sicilia”, si sono rivolte alla Comunità Europea per chiedere di accertare la legittimità dell’eventuale rilascio delle autorizzazioni sull’iter di costruzione degli impianti.
Ecco le ragioni del dissenso, esposte dai comitati.

1)      La pericolosità intrinseca dell’impianto è tale da renderne inaccettabile la localizzazione nel sito prescelto. Trattasi infatti di impianto a rischio di incidente rilevante come da direttive “Seveso” tutt’ora vigenti e dalle quali ne è vietata la realizzazione in siti come quello nel quale si intende ubicarlo. Infatti detto impianto sorgerebbe a circa 200 metri dall’impianto etilene della Polimeri Europa che, nel maggio del 1985 scoppiò, andando completamente distrutto. Praticamente sorgerebbe all’interno della raffineria Erg Nord, nella quale si verificò il pauroso incendio del 30 aprile e del 1° maggio 2006. Detto incendio assunse proporzioni preoccupanti tanto che il direttore dello stabilimento attivò il P.E.I. (Piano d’Emergenza Interno) dichiarò l’Emergenza Grandi Rischi Esterna, disponendo il fermo degli impianti. A seguito della comunicazione dell’Emergenza Esterna, la Prefettura di Siracusa attivava il “Piano dei Cancelli” con la chiusura sia delle strade che collegano il polo industriale con i centri abitati che la linea ferroviaria Siracusa-Catania. La Capitaneria di Porto di Augusta provvedeva a far sospendere le operazioni commerciali in atto ed far allontanare dalla rada le 14 navi in prossimità dell’incendio. Infine negli ultimi 3 mesi del 2008 si sono verificati 5 incidenti nella zona industriale in cui dovrebbe sorgere il rigassificatore, di cui 3 incendi proprio nella raffineria Erg Nord ed il crollo parziale del pontile vicino al sito destinato al rigassificatore. Dato il sito prescelto, anche un incidente non immediatamente catastrofico, avrebbe quindi grandi probabilità di innescare un effetto “domino” che concretizzerebbe un rischio imprevedibile per gli insediamenti umani limitrofi. A tali conclusioni sono giunti anche i Consulenti incaricati dal Comune di Melilli, Avv. Mario Giarrusso e Prof. Giuliano Cammarata dell’Università di Catania. Che il sito prescelto abbia un grado di pericolosità tale da rendere improponibile la realizzazione di un altro impianto a rischio di incidente rilevante, quale è il rigassificatore, risulta assai chiaro dalla delibera n. 111 del 23/10/2008, del Comitato Tecnico Regionale per la Sicilia, notificata alla ERG, ai Comuni di Melilli e Priolo, alla Provincia Reg.le di Siracusa, alla Questura di SR, alla Prefettura di SR, all’Assessorato Reg.le Territorio e Ambiente, all’Assessorato Reg.le all’Industria, al Ministero dell’Ambiente, dell’Industria e delle Infrastrutture nel novembre 2008, nella quale, si esprime giudizio negativo sulle attuali condizioni di sicurezza dello stabilimento ERG (nel quale si propone appunto la costruzione del rigassificatore) e si sottolinea che non potranno essere prese in considerazione proposte che prevedano incrementi del preesistente livello di rischio.

2)      L’area nella quale si vorrebbe collocare l’impianto è zona sismica di primo grado e, in caso di sisma, qualunque precauzione tecnologica sarebbe inutile ed è legittimo aspettarsi delle inevitabili perdite di GNL che, con un evento sismico di proporzioni pari a quello del 1990 o superiori, troverebbero sicuro “innesco” nelle fiaccole sempre attive del petrolchimico, determinando gli eventi di cui al punto 1), con devastazione dei territori circostanti, perdita di vite umane e scarico, in atmosfera, di abnormi quantità di tossici e cancerogeni che graverebbero sulla salute e sulla vita dei Siciliani per decine di anni. A sostegno e prova di quanto sopra, si consideri il voto del CRU (Comitato Regionale Urbanistico) n. 41/1991 che riporta elencati cronologicamente al foglio n. 3, i numerosi terremoti che hanno colpito la Sicilia sud-orientale; indica i periodi di ritorno caratterizzati sempre dallo stesso epicentro, quello del 13/12/90 di Augusta. Detto documento indica infatti i periodi di ritorno dei sismi: 144 anni per i sismi compresi fra il 7° e il 9° grado (penultimo nel 1848, atteso nel 1992 ed avvenuto il 13/12/1990) e quelli fra il 9° e 11° grado periodo di ritorno 322 anni (ultimo 1693, atteso entro i prossimi 10 anni: 2015, stando alle previsioni). Nello stesso documento al foglio n 25 si legge testualmente: “Riteniamo che gran parte dei Comuni della Sicilia orientale dovrebbero essere riclassificati ed inclusi tra i Comuni di 1° cat.”, cosa non ancora attuata, visto che la zona in oggetto rimane classificata come S-9.

3)      La zona in cui dovrebbe sorgere il rigassificatore, assieme al porto di Augusta, è anche zona militare. Infatti in essa è presente una importante base della Marina Militare Italiana e della NATO, quest’ultima dotata di pontile proprio per attracco anche di sommergibili nucleari. Pontile Nato che verrebbe a trovarsi a non più di 200 metri dal pontile destinato alle metaniere, e poco distante dai depositi militari di Cava Sorciaro (Nato e Marina militare Italiana). Pertanto tre grossi fattori di rischio che potrebbero malauguratamente sommarsi fra di loro: sismico, chimico-industriale e bellico, infatti sia le navi metaniere con i suoi 140.000 m3 di GNL che l’impianto stesso, con i suoi tre enormi serbatoi di stoccaggio a terra da 450.000 m3, rappresenterebbero un target ideale per organizzazioni terroristiche.

4)      Il GNL arriverebbe al porto di Augusta su navi metaniere delle quali sono ben noti i pericoli, sia in fase di scarico, che in fase di navigazione. Tant’è che è interdetta la navigazione a qualsiasi natante attorno alle metaniere in navigazione ed all’interno del porto. La possibile perdita di una nube di metano, peraltro prevista come cosa normale nello stesso progetto ERG-Shell, a seconda della forza e direzione dei venti e della distanza dalla costa, rappresenterebbe un pericolo assolutamente incompatibile con la costante presenza di fonti di ignizione quali le torce del petrolchimico. Se è la stessa Erg-Shell a dichiarare che le perdite in fase di scarico sono inevitabili, come si può consentire una simile attività all’interno di uno stabilimento come quello “dipinto” dal CTR nella relazione di cui si è detto?

5)      Paralisi di tutte le attività portuali: le dimensioni stesse delle metaniere e le eccezionali precauzioni che ne accompagnano l’ingresso e l’uscita dai porti e la navigazione, significherebbero (in media ogni tre giorni) un blocco al traffico di navi mercantili e militari, di cui alcune, come detto, a propulsione nucleare che accedono ed escono dal porto.

6)      Come dimostrano i dati Regionali sulla situazione energetica della Sicilia, l’impianto in questione è tutt’altro che necessario: in quanto la Sicilia produce nelle sue 5 raffinerie una quantità di prodotti petroliferi finiti superiori al 45% del fabbisogno nazionale; in Sicilia arriva metano algerino e metano libico che solo in piccola parte serve per i consumi regionali; in Sicilia c’è una sovrapproduzione di energia elettrica che, assieme al metano, per la maggior parte viene esportata nel resto d’Italia. Inoltre, data la recente scoperta di ENI ed Edison di alcuni giacimenti di metano al largo della costa siciliana fra Agrigento e Gela, non appare ragionevole la costruzione di rigassificatori, mentre appare opportuna la scelta di sfruttare le nostre risorse e riservare maggiore attenzione alle energie rinnovabili e non inquinanti come il fotovoltaico e l’eolico.

7)      Danno economico diretto si concretizzerebbe per i Cittadini in quanto se, da un lato, grazie alla delibera 178/2005 dell’Autorità per l’Energia e il Gas (art. 13 comma 2), lo Stato Italiano si impegna a corrispondere per 20 anni ai gestori di impianti di rigassificazione l’80% dei ricavi di riferimento, anche in caso di inutilizzo dell’impianto (ovviamente il denaro necessario proverrebbe dalle bollette), dall’altro non va ignorata la circostanza che i Paesi produttori di GNL (Paesi liquefattori) non hanno tanta disponibilità di gas da far fronte alle richieste dei 53 rigassificatori già esistenti su tutto il pianeta. E’ ragionevole, quindi, dedurre che i ben 15 rigassificatori progettati in Italia potrebbero restare a corto di rifornimenti ed i gestori avrebbero lo stesso gli utili derivanti dal dettato della citata delibera, mentre a noi rimarrebbe solo il pericolo e il danno economico.

8)      Analoghe considerazioni suscita l’argomentazione relativa all’uso del metano in sostituzione degli oli combustibili, al fine di ridurre le emissioni in atmosfera per il funzionamento degli impianti. Ma per detto scopo, se le aziende fossero state rispettose dell’ambiente, avrebbero potuto già da almeno 20 anni, usare il metano che arriva via gasdotto o il singas che la Isab Energy ricava dal “fondo del barile” invece di destinarlo alla lucrosa produzione di energia elettrica. Inoltre è convinzione comune che il problema dell’inquinamento dell’aria nel polo industriale si possa risolvere con l’ammodernamento degli impianti, con una saggia manutenzione programmata, con il controllo in continuo anche delle emissioni degli organoclorurati, come diossine e benzofurani, e con il rispetto delle Norme Comunitarie e Nazionali in materia, così come sostanzialmente indicato dal CTR nel documento di cui si è già detto.

9)      In fase di rilascio V.I.A. non è stata tenuta in nessun conto la volontà popolare (referendum del Comune di Priolo con il 98,71% di No a detto impianto), ed i cittadini non sono stati interpellati come previsto dall’art. 23 del dlgs. 334/99. Inoltre a Melilli, malgrado la raccolta di firme per l’indizione del referendum sul rigassificatore ed il successivo parere favorevole del Consiglio Comunale, a tutt’oggi non è stato indetto alcun referendum. Sempre in fase di rilascio V.I.A. non è stato tenuto in giusto conto il D.M. LL.PP. 9 maggio 2001 “Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante”.
In circa 15 km di costa si affacciano tre raffinerie, diverse centrali termoelettriche, diversi impianti petrolchimici, un inceneritore per rifiuti speciali e pericolosi, un depuratore di acque reflue industriali, un cementificio, un impianto di produzione di calce, un impianto di produzione di ossigeno e azoto liquido; malgrado l’esistenza di tanti stabilimenti vengono ancora proposti un inceneritore di RSU da 500 mila tonnellate/anno, un inceneritore di biomasse ed una piattaforma polifunzionale per rifiuti pericolosi industriali.

10)  Non è stato tenuto in debita considerazione il dlgs. 17 agosto 1999 n. 334 “Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose” di cui fa parte il metano.

La tentazione di menare le mani….

Questa è una lettera aperta. Una lettera aperta è una missiva di cui si rende pubblico il contenuto. È indirizzata ad alcuni miei amici che lavorano in polizia… compagni di scuola… e a tutti quei poliziotti che vorranno leggerla…

Cari amici poliziotti, non se ne può più… è mai possibile che in Italia non si possa più manifestare il dissenso senza una dose garantita di manganello? Io conosco personalmente alcuni di voi, e sò quanta gente seria brava e competente lavora in polizia… ma resto esterrefatto di fronte a queste immagini… non se ne può più… le persone hanno diritto a manifestare la propria opinione, hanno diritto di creare dei disagi per rendere massima la visibilità delle loro idee… NESSUNO e ripeto NESSUNO ha il diritto di reprimere a manganellate la libertà di espressione che è uno dei pilastri più importanti della democrazia…

cari amici poliziotti, chi vi difenderà, domani, quando andrete in piazza a protestare per gli stipendi da fame, dalle manganellate dei carabinieri?

smettetela, smettetela subito, prima che la rabbia della gente esploda veramente….

Ancora una volta….

…. il sonno dei miei luoghi natii è turbato da un incidente all’impianto Erg di Priolo… e ancora una volta, sono pronto a scommetterci, la notizia passerà sotto silenzio… ma forse, forse, stavolta una possibilità la abbiamo…. usare la rete per costringere i media principali a parlare di quello che succede laggiù…. non si può continuare a mettere la testa sotto la sabbia e ad avallare una situazione al limite del surreale, permettendo la coesistenza fra impianti ormai vetusti e pericolosissimi e gli abitanti di Priolo, Augusta e Melilli (per citare giusto i centri più grossi)…. non possiamo aspettare una tragedia di proporzioni probabilmente gigantesche…. bisogna far sì che la si smetta di voltarsi dall’altra parte…. è con la vostra, è con la nostra pelle che stanno giocando…

io non vivo più ad Augusta, ma la maggioranza delle persone alle quali voglio più bene vive ancora lì… e non vorrei un giorno trovarmi ad andare a visitare un cimitero per averli ancora vicini…

proviamo a fare qualcosa, a mandare delle mail ai personaggi più disparati (dal presidente della Regione a magari qualche giornalista straniero, passando per ogni politico o giornalista di vostra conoscenza) allegando questo filmato…. costringiamo televisioni e giornali a parlarne…. almeno questo, possiamo cercare di farlo…

Grazie di cuore….

P.S.: un ringraziamento anche a Salvo Maccarrone che col suo impegno, da anni, tiene viva l’attenzione e ci fornisce informazioni sul problema dell’insediamento industriale nel triangolo Augusta-Melilli-Priolo

Benedetta Sicilia…

Parlando di censure e di informazione omessa, mi preme riportare la sintesi di un articolo apparso ieri (l’altro ieri per chi legge ) sul Financial Times a firma di un giornalista inglese, che non ha neanche il benemerito cognome di origine italiana che giustifica il suo ficcanasare così a fondo in faccende nostrane.
Guy Dinmore ci spiega un po’ di cose sull’eolico in Italia, e come – insieme all’energia solare- questo settore stia attirando le attenzioni della mafia, nella sua veste col colletto bianco.
Il motivo di tanto interesse starebbe nei finanziamenti concessi dal governo italiano e dall’Unione Europea per la costruzione di parchi eolici, nonché tariffe per l’elettricità da questi prodotta tra le più alte al mondo.

Energia verde intrappolata in una rete di affari illeciti

Come sentinelle giganti, decine di turbine eoliche si ergono lungo la catena montuosa nelle vicinanze della roccaforte del famigerato clan mafioso di Corleone, in Sicilia. Ma nonostante il forte vento che fa ondeggiare gli ulivi e gli alberi di fico, le imponenti pale delle turbine rimangono immobili da oltre un anno ormai.
Più a ovest, vicino il porto di Trapani e l’antica collina di Salemi, altri due parchi eolici sono analogamente congelati.

Chi ha approvato, costruito e venduto questi progetti sull’ energia rinnovabile – sviluppati sulla base di sovvenzioni pubbliche – è ora sotto l’ inchiesta di un pool di magistrati anti-mafia, che sta cercando di seguire le fila del tentativo della criminalità organizzata di entrare nell’ambito di attività economiche regolari.
Come ha dichiarato un funzionario: “La Sicilia ha la benedizione del sole e del vento, ma è anche maledetta dalla mafia”.

Le multinazionali stanno iniziando a scoprire qualcosa che è ben noto agli investitori italiani: nascosto sotto il più generoso sistema europeo di incentivi – costituito da “crediti verdi” i responsabili dell’inquinamento industriale devono acquistare – esiste una rete di corruzione e loschi affari.

Rossana Interlandi, recentemente nominata capo del dipartimento ambiente in Sicilia, spiega che i responsabili dei progetti – che chiama “speculatori” – sono stati attratti dal fascino di una legge che obbliga l’operatore di rete nazionale a pagare i proprietari delle centrali eoliche anche quando queste non producano di energia elettrica.
I funzionari ammettono che alcuni parchi eolici non stanno fornendo energia elettrica perché alcuni operatori sono in attesa di essere connessi alla rete e di un potenziamento del collegamento via cavo che collega la Sicilia alla terraferma.
Nonostante una profusione di progetti in tutta l’Italia meridionale, il paese si trova agli ultimi posti della classifica in termini di produzione di energia eolica.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Eolica spiega che in Italia la rete eolica esistente ha generato solo 1,2% di energia elettrica nel 2007, rispetto a quasi il 20% in Danimarca e il 9,8% in Spagna.
Alcuni parchi eolici in Sicilia sono stati costruiti male, come uno nell’area di Corleone che, secondo quanto afferma un industriale, starebbe cedendo.
La Dottoressa Interlandi definisce il numero di parchi eolici in Sicilia: sarebbero 30 (anche se gli industriali affermano che la cifra è più alta) che producono un totale di 600 megawatt. Altre 60 centrali hanno ricevuto l’autorizzazione per ulteriori 1.800 MW, mentre è stata richiesta l’approvazione per altri 226 progetti, che lei dice non sarà concessa.
“Basta!” esclama lei, “troppi speculatori hanno fatto soldi sulle spalle del governo.” Vi è anche un crescente movimento di cittadini e sindaci locali che si oppongono a ciò che vedono come una deturpazione del magnifico paesaggio siciliano.
In realtà, il congelamento dei nuovi progetti è stato messo in atto sotto la precedente amministrazione di Salvatore Cuffaro, l’ex governatore della regione che si è fatto da parte un anno fa per prendere parte alle elezioni per diventare senatore in parlamento.
Solo due mesi prima l’onorevole Cuffaro era stato condannato dal tribunale di Palermo per aver aiutato la mafia in un caso riguardante il settore della sanità pubblica. In seguito a questa condanna gli sono stati dati cinque anni di carcere. Mr Cuffaro, ora senatore, ha presentato appello e il suo caso sarà rivisto questo mese.
L’impatto immediato del congelamento è stato quello di aumentare notevolmente il valore dei progetti già approvati.
Alla domanda di chi sia riuscito ad ottenere i tanto richiesti permessi la Dottoressa Interlandi ha indicato Vito Nicastri, imprenditore siciliano altrimenti conosciuto come “il signore dei venti” nei media locali, come colui che sembra aver avuto il maggior successo.
Il Financial Times ha trovato il Signor Nicastri a lavoro presso la sede della sua Eoli Costruzioni accanto al cimitero nelle vicinanze di Alcamo, una pittoresca città di collina fondata dai conquistatori arabi nel 9 ° secolo.
Prendendo un caffè il Signor Nicastri conferma di aver sviluppato la “maggioranza” dei parchi eolici in Sicilia, curando l’organizzazione del territorio, dei finanziamenti e di permessi ufficiali. Egli ha poi venduto i progetti per la costruzione a IVPC, società guidata da Oreste Vigorito, che è anche presidente dell’Associazione Eolica in Italia.
Signor Nicastri dice anche di aver lavorato su progetti di centrali eoliche che risultano in costruzione per la britannica International Power (IP); Falck Renewables, la filiale di Londra del Gruppo Falck con sede a Milano; IVPC e Veronagest, un’altra azienda italiana.

“Io non sono una prostituta per tutti. Ci sono altre prostitute per gli altri “dice Nicastri ridendo e citando altre multinazionali dell’eolico attive in Sicilia.
Il Signor Nicastri è inoltre citato, ma non accusato, in un documento giudiziario di 530-pagine visionato da FT che ha portato nel mese di febbraio all’ arresto di otto persone – funzionari locali, uomini d’affari e un presunto boss mafioso, tutti accusati di corruzione in un progetto di parco eolico. Gli investigatori che hanno tenuto sotto controllo il telefono di un funzionario locale hanno intercettato chiamate al Signor Nicastri.

Il Signor Nicastri è a conoscenza dell’inchiesta e della possibilità che possa essere di nuovo indagato, ma nega qualsiasi irregolarità.
“Pensate che possano arrestare un uomo pulito? Beh, io sono seduto a parlare con voi ora “ spiega “siamo un’azienda sana, con 100 dipendenti”aggiunge.
Per il Signor Nicastri e altri imprenditori siciliani l’ energia eolica è ormai fuori moda dal momento che il mercato è praticamente saturo. Il futuro, dicono, è il solare. Il Signor Nicastri ha già fatto domanda per l’ autorizzazione di nove grandi impianti di energia solare.
Tuttavia il governo regionale, sotto il controllo di Raffaele Lombardo, sta ora promuovendo un numero di micro-progetti che coinvolgono 5 milioni di persone in Sicilia, in modo che le singole famiglie e le imprese siano in grado di generare la propria energia eolica e solare. Parte della logica della strategia è di ridurre al minimo il coinvolgimento della mafia.”