Il mio nuovo blog…

… ha finalmente preso vita… e mi vede padre felice del proprio figlioletto… 🙂

giudicate un po’ voi…

Isolaferdinandea se ne va un po’ in pensione, nel senso che non credo lo aggiornerò più ma, almeno per adesso, lo lascio on-line. Deciderò in seguito cosa farne.

Un grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno seguito e letto (non tantissimi ma di buona qualità ;-)) e un arrivederci, se lo vorrete, sul nuovo blog.

Ciao a tutti…

Carmelo

i fumatori…

circa un mese fa ho provato a smettere di fumare… poi, purtroppo, in un momento di debolezza ci sono ricaduto… perché vi racconto questa cosa? perché girovagando per la rete mi è caduto l’occhio su questo… e ho riso veramente di gusto… io voglio smettere… e ci riproverò… ma bisogna sempre avere la forza di non prendersi troppo sul serio e provare a guardare le cose da punti di vista diversi… come il seguente…

Claudia era quel genere di ragazza che si ostina a ripeterti che a forza fumare finirai con l’ammalarti e poi fa l’ingoio ai negri della stazione.

Che in termini di ipocrisia intellettuale è paragonabile solamente a colui che guarda la pagliuzza nell’occhio del suo prossimo e poi fa l’ingoio ai negri della stazione.

Le procurava visibile soddisfazione sfilarmi con un rapido movimento la sigaretta di bocca e sbriciolarla davanti ai miei occhi, con la stessa espressione compiaciuta di un bambino down che si è appena infilato un lego nel sedere. O un bambino normale, per carità. Un bambino normale di dimensioni adeguate ad entrare nel sedere di un bambino down.

Ottima  trovata, Claudia. Indurmi a smettere di fumare privandomi di una delle marginali sigarette della mia stecca di Marlboro: che stratagemma ingegnoso. Qual è la tua prossima mossa, rubarmi il naso? Tredici anni di severo e rassegnato tabagismo per realizzare un giorno che la soluzione era sotto i miei occhi. E mi duole che tu non possa percepire la gratitudine che nutro nei tuoi confronti, mentre ti allontano a calci nel culo da casa mia.

Non ho niente contro i non fumatori, sia chiaro: avete i vostri spazi incontaminati all’interno dei quali mi sta bene che siate marginati e in cui vi lascio soli ad ordinarmi un antipasto di fritti, mentre vado fuori a fumarmi una Camel con la vostra ragazza. Confinati nella gabbia di salubrità che vi siete creati, mentre attraverso il vetro cercate di seguire il labiale della vostra donna che intrattiene con me divertentissimi discorsi da fumatori.

Ciò che piuttosto mi inquieta è il deliberato sadismo con cui questi spietati nemici della nicotina esercitano consolidate forme di violenza psicologica sui tabagisti, facendosi scudo dell’ipocrita pretesto di farlo per il tuo bene. Rientra perfettamente nel quadro delle brutali repressioni socio-culturali di cui la storia è stata sgomenta spettatrice. Mi riferisco alla coercizione ideologica della Cina maoista, alle persecuzioni anticomuniste del maccartismo d’oltreoceano, alla selvaggia caccia ai braccianti omosessuali della Spagna di Franco.

Sì, l’ultima me la sono inventata.

Parlo di quell’aria inquisitoria con cui ti chiedono quante sigarette fumi al giorno, quasi potessero fare una rapida stima mentale degli anni di vita che ti rimangono. Non so dirvi, davvero. Ne fumo venti. Ne fumo trenta. Ne fumo sessanta. Ho un fottuto negro in giardino che mi coltiva tabacco che faccio essiccare da un bue ed un asinello. Quale cifra appaga il vostro smanioso bisogno di sentirvi più assennati e, se dio vuole, migliori di me?

“Manchi di rispetto al tuo corpo, Qualcosa”.

Pisciami sul ventre e strizzami forte i capezzoli, baby.

Nell’attribuzione dei ruoli, la distinzione tra buoni e cattivi in tema di tabagismo è inequivocabile e manichea: fumare è sbagliato e non dà adito a nessuna attenuante di sorta. Un uomo può aver violentato un bambino perché da piccolo ha subito maltrattamenti o perché è stato accusato di plagio da Al Bano. Una ragazza può venire sgozzata per un gioco erotico sfuggito al controllo o per permettere a Vespa di farci una puntata. Un fumatore non può invece nascondersi dietro nessuna cazzo di scusante. Persino Priebke se la sarebbe cavata, se non fosse saltata fuori la storia della pipa. Sul serio, decisiva per la comminazione della sua pena fu la messa agli atti di un resoconto della Gestapo in cui si descrivevano minuziosamente le raccapriccianti sevizie che l’ufficiale nazista perpetrava con la sua pipa alle giovani deportate ebree, per poi assaporarne gli umori una volta accesa. Il “tabacco di Venere”, lo chiamava.

Sì, mi sono inventato anche questa.

Quindi mettiamo subito le cose in chiaro: a meno che non siate Paolo Fox, risparmiatemi i vostri discorsetti sul cancro.

“Suvvia, Qualcosa. È da idioti sperperare un patrimonio su un prodotto cancerogeno col solo intento di sentirsi più fighi”. È un concetto interessante, sul serio. Appuntalo sul tuo iPhone.

Ogni anno il fumo uccide più degli incidenti stradali? Sono impressionato. Direi che abbiamo nuovo materiale per costruire la linea difensiva di Amanda Knox. Mio nonno aveva un tumore alla lingua perché fumava due pacchi di Alfa al giorno, ma è morto investito da una Twingo: dove lo conteggiate? Andiamo, è un paragone statistico insensato; quasi come dire che se io ho due polli e tu nemmeno uno, in media entrambi facciamo l’ingoio ai negri della stazione.

Avete mai fatto l’ingoio ad un negro della stazione?

Io sì.

È come farsi devitalizzare un molare, solo che ci vuole più tempo.

Sempre che il vostro dentista non sia un negro della stazione, ovvio.

Ma torniamo ai tumori.

La strumentalizzazione della malattia come vessillo della campagna antitabagista trova il suo acme di spregevolezza nel bieco utilizzo argomentativo del fumo passivo. L’altro giorno per esempio stavo bevendo un cocktail e mi sono acceso una sigaretta quando questa tizia si avvicina e mi intima di spegnerla, mostrandomi preoccupata suo figlio di sei anni seduto accanto a me. Così ho ciccato stizzito nel vodkalemon e sono uscito dalla darkroom.

Perché non sia mai che ai vostri pargoli venga propinata una qualche sostanza cancerogena che non sia contenuta in un Happy Meal. Schiere di placidi lattanti usati a mo’ di ariete per scardinare le fragili porte emotive del nostro già provato animo tabagista. Che vigliaccata.

Avete mai usato un bambino a mo’ di ariete per scardinare una porta?

Io sì.

È come farsi devitalizzare un molare.

Un molare di dimensioni adeguate ad entrare nel sedere di un bambino down.

Naturale estensione di questa psicosi infanticida sono tutte quelle paranoie legate al consumo di sigarette in presenza di donne incinte o agli effetti devastanti che nicotina e monossido di carbonio avrebbero sulla motilità degli spermatozoi.

Ora, partendo dal presupposto che se dovessi trovarmi costretto a rendere conto ad una donna gravida suppongo che il tabagismo sarebbe il mio ultimo problema, davvero pensano di disincentivarmi a consumare sigarette minacciandomi di non poter mettere al mondo disgustosi abbozzi di ominidi a cui rifocillare il PostePay? Cos’è, contropsicologia spicciola?

“I tuoi deboli spermatozoi non avranno più la forza di giungere agli ovai, Qualcosa”.

Specie se gli tocca partire dalle tette, Watson.

È verosimile che alcuni di voi stiano obiettando: “Adesso basta, Qualcosa. Sei indecente. Mio padre c’è morto, di tumore ai polmoni”, invocando il soccorso dei parenti come quando alle medie il bulletto di turno vi cagava nell’Invicta. Mettiamola così: anche mio nonno è morto per aver lasciato un commento mediocre su un blog, eppure mica vengo a prendermela con voi.

Intendiamoci, non voglio convincere nessuno che fumare faccia bene: i distributori automatici si svuotano fin troppo rapidamente già adesso. Vi chiedo solo di lasciarci in pace. Considerateci grossomodo come dei drogati, d’accordo? Andreste mai – non so – da un eroinomane a sfilargli di mano la siringa? No, perché vi tramortirebbe con il tomtom che ha appena fottuto, vi piscerebbe addosso, vi ruberebbe chiavi e portafogli, si intrufolorebbe coi favori della notte a casa vostra e ridurrebbe i vostri cari in uno stato di semischiavitù sessuale smerciando i loro video hard in Belgio per ricavarne proventi sufficienti a comprarsi la dose, il figlio di puttana.

Dimostrando peraltro spirito d’iniziativa e doti imprenditoriali francamente sorprendenti, per un eroinomane.

I fumatori sono semplicemente dei drogati che non hanno ancora esperito la vasta gamma di violente reazioni emozionali che la loro dipendenza potrebbe ampiamente giustificare, ed è mio intento dimostrarvelo con un rapido test riservato ai tabagisti che mi stanno leggendo.

Dunque, vediamo: sono le sette del pomeriggio e vi ritrovate in tasca solamente cinque euro; cosa comprate: un pacco di sigarette o il latte per la colazione di domattina?

Visto?

Alziamo la posta: un pacco di sigarette o l’insulina per il diabete di vostra madre?

Cristosanto, siete dei mostri.

D’accordo, l’ultima: un pacco di sigarette o dei profilattici per la calabrese con la quarta di reggiseno che avete conosciuto in campeggio e che sotto gli effetti dell’MDMA vi ha confessato di sentirsi irrefrenabilmente attratta da voi ma che la sua voglia di farsi penetrare selvaggiamente è contrastata dai sensi di colpa generati dal fatto che ha lo scolo?

Vi do tutto il tempo che vi serve.

Ok, vada per il profilattici. D’altra parte avete già i due pacchetti degli esempi precedenti.

Diciamo le cose come stanno, gente: siamo dei tossicodipendenti socialmente accettati che quotidianamente rimpinguano le casse dello Stato in cambio dell’inalienabile diritto di poterci accorciare la vita. Siamo la variante remunerativa e multifilter di Eluana Englaro.

Ogni anno un fumatore medio versa all’erario all’incirca €1.095 di tasse, che moltiplicati per i 12,2 milioni di tabagisti in Italia fanno grossomodo €13.359.900.000 annuali. E mai che uno di voi stronzi che ci abbia detto grazie.  Tredicimiliarditrecentocinquantanovemilioni di euro che serviranno a comprare lo scivolo su cui si trastullerà il piccolo Mattia.

O in qualunque altra maniera si chiami il ragazzino sfornato da quella colf alla pari che avete accidentalmente ingravidato con il vostro agile e fecondo sperma di non fumatori.

Post originale: http://qualcosadelgenere.splinder.com/post/21568111/coff.

Perché lascio facebook…

Prima di tutto vogli chiarire cos’era facebook per me… un luogo in cui far filtrare le notizie che ritenevo interessanti, mettendoci la mia faccia ed esponendomi anche a dure critiche… ovvio che fra 300 “amici” ce n’erano alcuni che non la pensavano assolutamente come te… ma fa parte del gioco democratico in cui tutti hanno diritto a parlare ma nessuno dovrebbe essere obbligato ad ascoltare… ovviamente come me tanti altri hanno “usato” facebook per farne lo stesso uso (scusate il bisticcio di parole)… ed è stato bello scambiarsi link, condividere informazioni con gente che prima non conoscevi… socializzare sentendosi un po’ più utili… ma lasciando sempre fuori dalla porta la tua vita privata, perché sai quanto un posto del genere, apparentemente innocuo, possa essere in realtà pericoloso… per tanti motivi… in rete c’è un dibattito molto interessante fra pro e anti facebook…

comunque adesso mi sono stancato del rumore assordante e continuo che è diventato… secondo me si è instaurato un meccanismo per il quale il flusso di notizie creato da facebook assomiglia sempre più al flusso di notizie delle televisioni, ed addirittura ancora più veloce, perché fagocita più in fretta le notizie e tornando  a distrarci invece che informarci… ed io non voglio partecipare a questo gioco… preferisco il silenzio ovattato del mio blog al chiasso che è diventato facebook … e questo è il primo motivo…

e vengo al secondo motivo, più personale e meno “filosofico”… per una serie di sfortunate coincidenze questo “strumento” di comunicazione è legato nel mio immaginario ad una parte della mia vita da cui vorrei slegarmi e di cui vorrei dimenticare quanto più possibile ed in fretta… è diventato suo malgrado un simbolo… di discordia… e, come si fa con le bandierine che sembrano segnare i tuoi limiti, ho voluto abbatterla… simbolicamente… so che può sembrare stupido, ma per me è importante…

ed è come fare un’altro passo in avanti nella mia vita… e tornare alla mia vera passione… scrivere… e per scrivere, se lo si vuol fare bene, bisogna dedicare tempo e serietà… il blog prenderà una nuova forma o forse ne aprirò un altro… o magari finalmente proverò a cimentarmi con un sogno che avevo ormai quasi abbandonato… scrivere un libro… non so ancora… lunedì prossimo inizio un corso avanzato di linux che inevitabilmente mi porterà via del tempo… ma che mi vede molto entusiasta… lo cercavo da un po’ ma, o i costi, o i programmi, risultavano essere sempre eccessivi… questa è una buona via di mezzo… e non vedo l’ora di iniziare…

probabilmente lascerò isolaferdinandea a memoria di ciò che è stato, un tentativo forse non eccellente di avere un piccolo diario in cui potessi sentirmi a casa mia e scrivere di casa mia… che è quella dove il mio cuore è… ma non è diventato il blog che avrei voluto, e quindi forse non ha senso continuare a scrivere lì…

deciderò cosa fare nei prossimi giorni…

terrò l’account di facebook attivo ancora per qualche giorno per avere il tempo di copiare dalla posta tutti i messaggi e gli allegati interessanti che ho accumulato in qualche anno… e quando avrò finito di ripulirlo e di cancellare tutto il contenuto del mio profilo (messaggi foto e tutto il resto) lo chiuderò definitivamente…

un saluto e un abbraccio virtuale a quelli che nel bene e nel male hanno condiviso la mia esperienza feisbucchiana…

baci baci baci…

Hotel Supramonte

Stasera è stato lui ad accompagnare i miei pensieri… e la mia attesa… adesso posso dire di aver provato cosa vuol dire aspettare qualcuno e non vederlo arrivare… lo avevo già provato, anni fa…. sere e sere alla finestra a scrutare il parcheggio di fronte… non arrivò mai nessuno…almeno stavolta posso dire che, forse per uno scherzo del destino, sono stato io il primo a non andare… ma non si è infallibili…

De André scrisse questa poesia (chiamarla canzone le rende poca giustizia) dopo aver subito un sequestro, insieme alla sua compagna Dori Ghezzi, per mano dell’anonima sequestri sarda… durò parecchio, e loro ebbero dissidi durante la prigionia… così nacque Hotel Supramonte… riuscirono a superare la crisi… a dimostrazione del grandissimo amore che li legava… e di cui questa poesia era espressione totale…

 

Oh cazzo, si è sospeso Marrazzo…

Questo non è mio… ma l’ho letto e mi è piaciuto veramente tanto… mi è sembrato un piccolo capolavoro di memoria storica maneggiata con grande ironia… e ho voluto pubblicarlo… così, anche per distrarmi un po’… ho scritto tanto ultimamente per motivi miei e non attinenti al blog… ancora oggi… e non ho assolutamente la forza di scrivere nulla per ora… mi ha fatto sorridere, e questo mi è sembrato un gran miracolo…

l’ha scritta Jacopo Fo sul suo blog

L’Italia e’ piena di storie di cazzi pazzi che si rizzano e sprizzano a razzo.
Lassu’ a palazzo si fanno il mazzo, ma poi vogliono il sollazzo.
Per fortuna le difficolta’ della crisi sono alleviate da tante storie piccanti. Sembra di essere tornati ai tempi della peste del Boccaccio. E in effetti a leggere le cronache sembra il Decamerone.
Il panorama e’ un mare di seni prosperosi e cosce frementi, labbra di fuoco e decolte’. E natiche. Tante natiche.
Ci sono le prostitute del Presidente (tu chiamale se vuoi escort). Ragazze sempre in abito nero, scollate e disponibili. Il Presidente le condivideva con uomini della giunta di Bari di centro sinistra ma loro ne pigliavano solo qualcuna per volta, LUI le frequentava a dozzine (i due PD da una escort per volta si mormora fossero Sandro Frisullo, ex vicepresidente della giunta regionale della Regione Puglia e Alessandro Colella, capo gestione del patrimonio della Regione pugliese).
E ti ricordi la storia di Mastella sullo yacht con fanciulle e trans? Mastella…. Che poi si seppe che in realta’ non era Mastella ma un altro famoso centrista. Per ora non e’ dato di sapere chi fosse, l’uccello misterioso, ma tanto in questa Italia chiacchierona alla lunga viene fuori tutto. Sapremo anche questo. Non ci risparmieranno neanche i particolari igienici.
E ci sono le orge di Tarantini a Montecarlo sopra un altro yacht, sempre a disposizione di persone potenti con la verga sull’orlo di una crisi di nervi.
Poi c’era il portavoce di Prodi, Sircana, si vide la foto di lui che era in auto e si era fermato a parlare con un trans sul marciapiede. Per non parlare dell’ormai dimenticato Lapo con cocaina, collasso e trans, che e’ li’ giusto per confermarci che non solo i politici han le caldane, anche quelli che poggiano il culo nel salotto buono dell’imprenditoria italica hanno la libido deflagrante.
Poi c’era quell’Alessandro Martello, protagonista della coca-story che, si disse, girava ai ministeri e c’era di mezzo, qualcuno affermo’ dubbioso, perfino il viceministro dell’Economia Gianfranco Micciche’. E non dimentichiamoci vari servizi delle Iene che fecero il tampone ai parlamentari scoprendo un battaglione di cocainomani. Ma d’altra parte, si sa, la quota di cocaina che scorre nel Tevere e’ spaventosa. La bianca polvere passa prima su per il naso dei capitolini e poi giu’ per altre diramazioni dell’impianto di scarico umano, quindi nelle fogne, nei depuratori e infine arriva nel sacro fiume in quantita’ tale che se non fosse per la leptospirosi dei ratti potresti sniffartela che ti sballa che e’ un piacere. Almeno se ti piacciono le emozioni forti.

Poi c’era quell’altro, come si chiamava? Che stava alla Rai, Sottile, con la Gregoraci. Lui e lei.. Un’immagine raccapricciante che mi ha perseguitato per mesi. Ma forse lei si e’ fatta solo toccare le tette e magari, al massimo, gli ha fatto qualche carezza. Ma poi si e’ subito sposata con Briatore, che anche lui in gioventu’ ebbe un processo per certe partite a poker truccate, con delle escort da paura che distraevano i giocatori, poveri industriali brianzoli con il pipo in fiamme… E poi c’e’ Fede che minaccia Fini di tirar fuori notizie a luci rosse risalenti al 2002. E il direttore dell’avvenire Boffo costretto a dimettersi per una storia di molestie alla moglie di un amante gay (ma, si difende, le telefonate non le fece lui ma un tossicomane disintossicato, gay e attualmente morto). E per inciso lo scenario di questo scandalo e’ la comunita’ di Don Gelmini, vicino a Terni, e anche li’ ci sono accuse, memoriali su giovani toccati da preti assatanati. Forse balle anche queste. Ma tant’e’, siamo di fronte a una verticalizzazione dell’uso dell’erezione, vera o presunta, come strumento di lotta politica.
L’Italia e’ preda di un’orda di signori della guerra con il pistolino sempre fuori, che si massacrano a colpi di passere, culi e scoop. Si usa il sesso per fare carriera, per inserirsi a corte, per fare affari, il sesso tuo o quello degli altri non importa. E lo puoi usare anche per distruggere gli avversari, intorpidire le acque o distrarre l’opinione pubblica dall’assalto alla diligenza dello stato da parte di una casta di pervertiti morali. Ma consoliamoci.
Questo gioco al massacro sta esplodendo. Non faranno sconti a nessuno. Scopriremo finalmente se Andreotti da bambino si masturbava sulle pubblicita’ delle scarpe ortopediche e tutte le volte che un assessore ha toccato il culo a una vigilessa.
Ormai in Italia ci sono decine di migliaia di ragazze avvenenti con un video cellulare in borsetta, che sanno benissimo che la differenza tra una vita di marchette anonime e la notorieta’ delle Grandi Puttane acclamate in tutto il mondo, e’ schiacciare il tasto REGISTRA al momento giusto. Tutto il resto sono chiacchiere.
E pensare che credevano di essersi salvati dagli orecchi indiscreti tagliando i fondi per le intercettazioni telefoniche… (vedi: http://www.jacopofo.com/node/529)
E visto che i nostri vip di sicuro il cardellino non riescono a tenerlo nella gabbietta possiamo stare sicuri che il gioco al massacro continuera’ fino alla loro estinzione. Amen. Bene. Godiamoci lo spettacolo!
Una Cazzopoli li seppellira’.

Appello di e per Annozero

Cari amici, sono Michele Santoro e ho bisogno del vostro aiuto. Mancano pochi giorni alla partenza e la televisione continua a non informare il pubblico sulla data d’inizio di Annozero. Perciò vi chiedo di inviare a tutti i vostri amici e contatti su Internet gli spot che abbiamo preparato a questo scopo e che non vengono trasmessi.

Questo è l’appello di Santoro e della redazione. Sotto gli spot da diffondere. I sultani e sultanini ci riprovano… vediamo di non farci cogliere troppo impreparati stavolta….

Videocracy, ovvero come ti creo una nuova (sub)cultura

È proprio vero, più una cosa ti da fastidio più è facile averla sempre sotto il naso. Sarà che ci fai caso proprio perché non la sopporti, ed entri così in una spirale che può essere interrotta solo a patto di smetterla di pensarci su. La mia domanda è: siamo sempre stati un paese di persone maleducate?

Da qualche giorno (qualcuno di più, per la verità) mi sento circondato da persone che fanno della propria maleducazione un vessillo, una bandiera da esporre e di cui approfittare ad ogni occasione. Sei in fila? Ti scavalco bellamente. E se me lo fai notare ti aggredisco pure, sostenendo che non importa, in fondo, un posto in più od uno in meno. Stai aspettando un ascensore in compagnia di alcune persone e di una persona disabile? Non appena si aprono le porte tutti si infilano e lasciano la persona in carrozzina fuori, dandole uno schiaffo (morale) in più. E potrei andare avanti (sicuramente molti di voi potrebbero aiutarmi nell’aneddotica) molto a lungo. Ma non è ciò che mi interessa. Vorrei provare a capire perché ci siamo persi per strada le regole della buona convivenza e soprattutto perché non ci si vergogna più dell’esser maleducati. Lo stronzo -pardon, gli stronzi- non sono quelli che si infilano in ascensore lasciando la signora in carrozzina di stucco, ma sei tu che ti permetti di far notare alle sardine strizzate in ascensore che certe cose “non sono carine”, e per risposta ne ottieni un “fatti i cazzi tuoi”. E ancora una volta, oltre il dover accettare la maleducazione come regola di sopravvivenza, ti tocca anche tenere a bada la voglia di tirare il signore che ti ha risposto in quel modo fuori dall’ascensore e dargliele -è il caso di dirlo pur essendo ateo- di “santa ragione”. Ma la violenza, si dice, genera solo violenza.

E allora, approfittando di questo viaggio in nave da Palermo a Genova, provo ad interrogarmi -forse vanamente- sul possibile nesso fra un popolo sempre più maleducato ed una nazione sempre più allo sfascio. Ci sarà un nesso? Possibile, ma probabilmente indimostrabile.

Una cosa però mi sembra dimostrabile. Come la sottocultura odierna abbia un’origine precisa, ovverosia vent’anni di televisione in cui si è fatto a gara nello scendere di livello,trasmissione dopo trasmissione, giorno dopo giorno, verso il peggio del peggio del peggio.

Da Colpo Grosso (chi se lo ricorda?) ed i filmetti erotici trasmessi a notte fonda fino ad arrivare ai vari reality e Marie De Filippe che distruggono le menti meno formate e più plasmabili, proponendo come modelli comportamentali ciò che fino a qualche anno fa rientrava di diritto nel catalogo del perfetto maleducato. Tutto ciò che è volgare è diventato desiderabile (basta vedere cosa propongono gli amichetti Dolce&Gabbana ai loro clienti alla moda, ad esempio).

Ed è per questo che mi piacerebbe invitare molti di voi ad andare nei prossimi giorni nelle sale cinematografiche a vedere Videocracy, un film-documentario di Erik Gandini, regista italiano, che spiega bene proprio questo fenomeno, ovvero come la televisione ha generato la cultura nella quale navighiamo -per lo più a vista- oggi. Qui sotto il trailer, che ovviamente è stato censurato da RaiSet (sempre più un’unica struttura sotto il controllo del padrone unico).

Da dopodomani lo troverete, è il caso di dirlo, nei migliori cinema. Se anche voi, come me, ogni tanto vi fate delle domande, andate a vederlo. Chissà che qualche risposta cominci a saltare fuori.

Buona visione a tutti.

io non ci sto…

…ricordo ancora nitidamente, l’intervento a reti unificate dell’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro… “Io non ci sto a questo gioco al massacro”… cosa voleva dirci? Che le “veline”, la fuga di notizie su un suo presunto coinvolgimento nell’uso di fondi neri dei servizi non era vero? O forse voleva dire qualcos’altro? Non bisogna dimenticare che quelli erano i giorni della trattativa segreta fra Stato e Mafia…

Ad ogni modo “io non ci sto” è la frase che ritorna sovente fra i miei pensieri…

Sono in vacanza, nella mia amata e odiata Sicilia… e mai come in questi giorni la mia testolina macina immagini, frasi, ripesca nella memoria e cerca di collegare… mai come in questi giorni i miei sogni sono popolati di tute mimetiche, volti di politici che si mischiano in vortici surreali, di colpi di stato morbidi e duri… mai come in questi giorni, intensamente dedicati alla lettura, ho avuto così tanti mal di testa…

La storia d’Italia degli ultimi sessant’anni è ormai chiara a chi si è dato la briga di andare oltre, di leggere ed informarsi usando fonti anche facili da reperire… come in un gigantesco puzzle onirico, tutto sembra ricomporsi e offrire una visione nitida… eppure… eppure qualcosa rimane sempre sfocata… come in un sogno, quando ti sembra di aver colto il filo che lega tutto, il filo svanisce fra le mani… ed è di nuovo fatica, sudore, nel rimettere assieme tutti i pezzi del puzzle…

Ogni giorno un nuovo tassello va al suo posto, un nuovo dettaglio trova la sua sede… eppure nessuno vede… e quelli che riescono a vedere sono ostracizzati, guardati con diffidenza, allontanati dall’agorà come pazzi, probabilmente visionari…

Tutto si lega, tutto si tiene… dalla strage di Portella all’Italicus, da Ustica a Bologna, da piazza Fontana alle stragi di Falcone e Borsellino… c’è, il senso c’è… sembra quasi impossibile coglierlo ma c’è… quelle che viviamo oggi non sono che le ultime – in ordine cronologico – pagine scritte di una storia decisa… e non decisa da un grande vecchio, come molti amano ripetere… ma decisa da noi, da un popolo che non ne vuole sapere di crescere e prendersi le proprie responsabilità…

Siamo sempre stati una nazione bisognosa di un condottiero, di qualcuno che ci mostrasse la via, di qualcuno che si assumesse la responsabilità per noi… e abbiamo lasciato le nostre sorti, il nostro destino, in mano ai peggiori malfattori che questa terra abbia mai partorito… da Mussolini a Berlusconi, passando per Andreotti e Craxi… sempre il peggio al potere… abbiamo esaltato Di Pietro quando dava la caccia ai ladroni, ma lo abbiamo fatto spinti dai mass-media che amplificavano il senso di ingiustizia che albergava in una parte di noi…

Come una grande valvola di sfogo, Mani Pulite è servita a far si che la pressione scendesse e tornasse entro limiti tollerabili… come una nuova Piazzale Loreto è servita ad esorcizzare il male che da sempre alberga in ognuno di noi… ha permesso a molti di fare la pace con la propria coscienza, ma allo stesso tempo ha alzato l’asticella della sopportazione di  tutti noi…

Oggi nulla più scalfisce le nostre coscienze smaliziate… abbiamo la mafia al potere, abbiamo puttanieri incapaci e ricattabili a guidare il governo, abbiamo piduisti in parlamento che si fregiano del loro passato… e nulla sembra impensierirci…abbiamo visto tempi peggiori…

A volte  (sempre più spesso, ultimamente)  mi chiedo chi me lo fa fare… cosa mi spinge ad incazzarmi e ad urlare, nel buio della mia cameretta cibernetica, che questa situazione è insostenibile, che tutto è così maledettamente chiaro, che i volti dei colpevoli delle peggiori nefandezze sono ancora tutti allineati sui nostri bei televisori al plasma…

Tutto è mistificazione, tutto è vero e falso allo stesso tempo, e quindi inutile per definizione… se qualcuno osa parlare ad un pubblico un po’ più vasto (in televisione, per esempio) si invoca subito il “contraddittorio”, come se di ogni fatto ci fossero necessariamente due versioni… e come se chi ascolta fosse un imbecille incapace di usare il proprio cervello…

Mi capita spesso di ripensare al recente passato italiano… gli anni di piombo… i terroristi rossi e neri… la violenza per  le strade… si poteva morire soltanto perché si indossava un eskimo… e morivano anche delle persone che facevano soltanto bene il proprio dovere… si moriva per nulla… follia insensata guidava la mente di certi “giustizieri”… e mi chiedo cosa farebbero oggi quei paladini dalle idee rivoluzionarie…

Ci hanno lasciato un paese che assomiglia – o meglio è – un deserto dove non c’è neanche più il conforto di un miraggio… peggio… alcuni di quei paladini che teorizzavano la “rivoluzione delle masse” (idioti! le masse non hanno coscienza di se), sono passati a giustificare le esigenze del padrone… qualche giorno fa leggevo che addirittura qualche compagno di Peppino Impastato è oggi in Forza Italia, il partito del 61 a 0 in sicilia nel 2001… e cosa vuol dire 61 a 0 in Sicilia? Una sola parola: MAFIA. Ma non li biasimo… se non riesci a sconfiggere il nemico, prova a fartelo amico… realpolitik, nulla di più… la dignità può andare a farsi fottere, con quella non mangi… l’onestà intellettuale non ha mai dispensato né pani e neanche pesci… leccare i culi invece si… si può sempre raccogliere le molliche che il sultano lascia sbadatamente cadere dalle proprie tasche…

Mi chiedo cos’altro dovranno vedere i miei occhi? Cos’altro dovranno sentire le mie orecchie? Non lo so, ma da sempre la realtà supera in grande stile la fantasia…

Molti fra voi, leggendo queste righe, passeranno oltre… e non se ne ricorderanno… la memoria è un esercizio difficile, ed io non ho nessun titolo per reclamarne alcuna…

Scusatemi per lo sfogo… a quelli ai quali non è piaciuto, auguro serenamente di andarsene affanculo e di non tornare mai più su queste pagine…

Grazie.

Diritto alla rete

Il nostro blog partecipa al primo sciopero al mondo dei blog. Crediamo fortemente nella libertà della rete e nella necessità di continuare ad avere la possibilità di diffondere notizie, informazioni ed idee in maniera orizzontale e senza censure. Il reato di diffamazione è già regolato dalle leggi italiane. Questo disegno di legge serve solo a mettere il bavaglio a questo strumento formidabile di condivisione del sapere, ed è la dimostrazione di come i nostri politici (che controllano i media tradizionali) temano la diffusione delle notizie a loro scomode. Ribellarsi è giusto. Ribellarsi è doveroso.SCARICAILLOGOEPUBBLICALO

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Breve storia del futuro…

questo post riporta un brano del libro che sto leggendo in questi giorni: Breve storia del futuro di Jacques Attali… vi invito a leggere senza pregiudizi, e se ne avete voglia, a comprare il libro… non si tratta di un futurologo, ma di un intellettuale (fra gli ultimi rimasti) che, osservando la storia dell’umanità, prova a dare una visione del futuro… ovvio che si tratti di puro esercizio, ma leggendo il libro mi son fatto l’idea che egli, più di chiunque altro, si sia avvicinato… i sottolineati e le parentesi quadre sono le mie…

… La nona forma [di organizzazione del mondo]  continuerà così a creare le condizioni di una vita urbana sempre più solitaria, in appartamenti sempre più esigui, con partner sessuali e affettivi sempre più effimeri. La paura di un legame, la fuga di fronte all’attaccamento, l’apparente indifferenza diventeranno (diventano già) delle forme di seduzione.  L’apologia dell’individuo, dell’autonomia, dell’individualismo farà dell’ego, del sé, i valori assoluti.  L’erotismo diventerà un sapere apertamente rivendicato.  Saranno tollerate le più diverse forme di sessualità, a eccezione dell’incesto, della pedofilia e della zoofilia. L’ubiquità nomade e le comunità virtuali creeranno nuove occasioni di incontro, commerciali o meno.

La residenza secondaria, eredità delle generazioni precedenti, diventerà l’habitat principale, l’unico punto fisso degli abitanti urbani.  Il turismo diventerà ricerca di silenzio e di solitudine, e i luoghi, religiosi e laici, di meditazione, di isolamento, di ritiro, di non-azione si moltiplicheranno.  La sedentarietà sarà l’ultimo privilegio dei bambini, che vivranno spesso con i propri nonni, in luoghi stabili e protetti, dove i genitori, per la maggior parte separati, si alterneranno per passare un momento con loro.
I trasporti occuperanno un tempo crescente, diventeranno luoghi di vita, di incontro, di lavoro, di acquisto, di distrazione.  Il tempo che ci si trascorrerà sarà contato come tempo di lavoro, così come si diffonderà il lavoro notturno e della domenica.
Il viaggio diventerà una parte fondamentale della formazione universitaria e professionale: bisognerà dimostrare incessantemente qualità da viaggiatori per continuare ad essere “appetibili”.   Tutte le città        d’ Europa con più di un milione di abitanti saranno collegate alla rete continentale da treni ad alta velocità. Più di due miliardi di passeggeri, per la maggior parte turisti d’affari, utilizzeranno l’aereo ogni anno, e l’aero-taxi si svilupperà massicciamente.  Ogni secondo più di dieci milioni di esseri umani si troveranno per aria. Veicoli urbani senza pilota, molto meno costosi degli attuali, fatti con materiali leggeri, a risparmio di energia e biodegradabili, saranno di proprietà collettiva di abbonati che li lasceranno ad altri dopo ogni utilizzo.
Verrà inventato un nuovo diritto di proprietà che dia accesso, in ogni nuova sede di residenza, ad un alloggio di qualità e a dimensioni determinate, slegato da un luogo concreto.
Più in generale si passerà dall’acquisto all’accesso [non sta già succedendo oggi?].
In particolare, la dematerializzazione delle informazioni renderà più facile passare dalla proprietà dei dati al loro utilizzo, consentendo l’accesso alla cultura, all’istruzione e all’informazione.
Il controllo della proprietà intellettuale sarà così sempre più difficile da garantire.
In tutti i settori di consumo, saranno messi in circolazione prodotti dal prezzo bassissimo, che consentiranno ai più poveri di ogni paese di entrare nell’economia di mercato, e alle classi medie di dedicare una parte decrescente del proprio reddito all’acquisto di prodotti alimentari, di computer, di abbigliamento, di elettrodomestici.
La parte principale di reddito delle classi medie e superiori sarà utilizzata per l’acquisto di servizi: istruzione, salute, sicurezza. Per finanziarli, la parte di reddito mutualizzata aumenterà, sotto forma di imposte o di contributi. Sempre più persone preferiranno affidare la copertura dei propri rischi a compagnie di assicurazione private, sempre più potenti, a detrimento degli Stati. Gli scambi commerciali, digitali e finanziari, sfuggiranno sempre più agli Stati, che saranno così privati di una parte significativa dei propri introiti fiscali. Le amministrazioni pubbliche saranno stravolte dall’utilizzo di nuovi mezzi di comunicazione, in particolare Internet, che consentiranno di far funzionare i servizi pubblici a minor costo e su misura.
Per gestire questo tempo mercantile, domineranno due industrie, che già dominano l’economia mondiale: le assicurazioni e la distrazione.
Da una parte, per proteggersi dai rischi, la risposta razionale di ogni attore del mercato sarà (è già) di assicurarsi, ossia di proteggersi dalle alee del futuro. Le “compagnie di assicurazione” (e gli istituti di copertura dei rischi dei mercati finanziari) completeranno i regimi di sicurezza sociale e diventeranno -se non lo sono già- le prime industrie del pianeta, dal punto di vista delle loro cifre d’affari e dei profitti che realizzeranno. Per i più poveri, le microassicurazioni saranno uno strumento essenziale per la riduzione dell’insicurezza.
Dall’altra parte, per sfuggire alla precarietà, ciascuno vorrà divertirsi, ossia allontanarsi, proteggersi dal presente. Le “industrie della distrazione” (turismo, cinema, televisione, musica, sport, teatro, giochi e spazi cooperativi) diventeranno -se non lo sono già- le prime industrie del pianeta per il tempo che occuperà la consumazione dei loro prodotti e dei loro servizi.
I media avranno un’influenza crescente sulla democrazia e sulle scelte dei cittadini.
Le une e le altre fungeranno da pretesto per attività illegali: il racket rappresenta la forma criminale delle assicurazioni, e il commercio sessuale e le droghe rappresentano le forme criminali della distrazione.
Tutte le imprese, tutte le nazioni si organizzeranno intorno a queste due esigenze: proteggere e distrarre.
Proteggersi e distrarsi dalle paure del mondo.

Tratto da: “Breve storia del futuro” di Jacques Attali, pp 103-104-105